Dov’è finito Wish? La crisi dell’e-commerce che ha fatto della stravaganza un brand.

Le cause? Non solo recensioni negative e ritardi sulle consegne, ma anche il declino di un certo modo di fare marketing.

Tutti almeno una volta nella vita si sono trovati a fare i conti con il Feed di Facebook che proponeva pubblicità di prodotti insoliti  ad un prezzo irrisorio. La faccia di Nicholas Cage a forma di cuscino, collane per animali e molto altro. La gamma di prodotti venduti da Wish sembrava non avere fine e funzionava talmente bene da far definire l’azienda come “la prossima Walmart” dal giornale statunitense Vox.

Oggi tutto questo sembra essersi interrotto e l’azienda fondata nel 2013 da Peter Szulczewski nell’ultimo anno ha visto diminuire i suoi utenti da 101 a 24 milioni con un crollo dei ricavi del 76% e del valore delle sue azioni a quota 2 dollari dai 24 del 2020.

Puó essere utile conoscere la sua storia per capire le ragioni che hanno trasformato Wish da leggenda del mondo digitale a colosso in caduta libera.

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Indice

L'origine di Wish tra algoritmo e pubblicità online

E’ il 2010, Peter Szulczewski ex ingegnere di Google fonda la ContextLogic insieme all’ex Yahoo Dhanny Zhang.

L’azienda parte con obiettivi ambiziosi per l’epoca: sviluppare un’intelligenza artificiale che oltre ad essere capace di suggerire notizie e tweet agli utenti sulla base dei loro interessi aiuti gli inserzionisti a capire quale prodotto mostrare a quali persone. In pratica utilizzare il deep learning per personalizzare la pubblicità online.

L'idea alla base di Wish

In un contesto dove le informazioni a disposizione delle persone sono pressoché infinite serve  un sistema in grado di alleggerire e scremare i prodotti suggerendo loro solo quelli più rilevanti.

E’ questa l’intuizione grazie alla quale nel 2013 nasce Wish , un’app che si propone di consigliare acquisti a quegli utenti che possano essere interessati.

L’idea é buona ma non funziona il modello di business: il suo guadagno è solo nelle commissioni applicate da Wish alle vendite effettuate dagli inserzionisti attraverso l’app.

Per aumentare il fatturato Peter Szulczewski e Dhanny Zhang decidono allora di assorbire all’interno il processo di vendita e iniziano a contattare rivenditori economici senza marca di oggettistica ed elettronica proponendogli la vendita tramite l’app.

Il resto è storia: Wish diventa sempre più popolare e spende circa un miliardo di dollari in sponsorizzazioni sui social network diventando un brand forte con un’alta riconoscibilità.

Ma l’algoritmo non funziona sempre bene. Accoppiare categorie di interesse ad un vastissimo range di prodotti non sempre verificati dà vita a contenuti bizzarri, con conseguenti pagine che ne fanno meme divertenti ed ironizzano sulla sua imprevedibilità. 

Le cause del declino: dai ritardi nelle consegne alla perdita di reputazione

Non si può vivere di rendita e questa regola vale anche per un brand al quale non basta avere un’identità forte, soprattutto se si accumulano problemi effettivi di natura pratica.

Infatti negli anni Wish colleziona moltissime recensioni negative per prodotti mai consegnati, difettosi, diversi da quelli ordinati.

L’azienda agendo solo da intermediaria non considera l’importanza di fare verifiche sui prodotti e cosí molti dei suoi rivenditori vengono denunciati per frode per prodotti chiaramente ispirati a brand famosi. 

Oltre a questo, con il tempo il contesto in cui si muove la pubblicità online cambia radicalmente.

La profilazione, anche grazie ad alcune mosse di Apple, diventa più costosa e raggiungere gli utenti è sempre più complicato.

Il modello basato sullo spam non funziona più, al contrario rispettare gli utenti ed avere così una buona reputazione è diventato un comportamento di fondamentale importanza.

Ecco perché oggi Wish sembra aver cambiato completamente rotta.

Al timone oggi c’è Vijay Talwar  ex Foot Locker e Nike, che ha preso il posto di Peter Szulczewski.

L’azienda sta lavorando per applicare alle vendite un sistema di verifica e di valutazione in base ad un punteggio dato dalle recensioni dei clienti.

Verranno premiati i migliori, ma si spera che vinceranno tutti, dall’azienda agli utenti finali, fino alla stessa società in cui siamo.

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