Il 30 marzo il Garante italiano per la privacy ha disposto il blocco di ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, fino a quando non rispetterà la disciplina sulla riservatezza.
Con proprio provvedimento a effetto immediato, l’Autorità ha limitato provvisoriamente il trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma, apprendo al contempo un’istruttoria.
La company ha tempo fino al 20 aprile per comunicare le misure adottate in attuazione a quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato annuo.
OpenAi ha dichiarato di aver disabilitato ChatGpt per gli utenti in Italia su richiesta del Garante.
Le contestazioni
La vulnerabilità di ChatGpt è emersa lo scorso 20 marzo quando, a causa di un problema tecnico, è stata mostrata non solo la cronologia delle domande degli utenti, con i loro dati, ma anche parte dei dettagli sui metodi di pagamento usati per l’abbonamento a ChatGpt Plus, che offre funzionalità extra.
Ora l’Autorità ha aperto un’istruttoria contestando la raccolta illecita dei dati degli utenti italiani e ha disposto la limitazione provvisoria del loro trattamento da parte di OpenAI, fino a quando la normativa sulla privacy non verrà rispettata. Si tratta del primo intervento a livello mondiale di questo tenore.
Diverse le contestazioni mosse. Il Garante rileva la mancanza di una informativa agli utenti, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali. Tanto più che le informazioni fornite da ChatGpt non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto.
Il garante tutela i più giovani
Nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
La risposta
OpenAI deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
Cosa succede agli altri algoritmi?
Il Garante della privacy valuta le prossime mosse nel settore dell’intelligenza artificiale e dell’uso dei dati personali da parte degli algoritmi. In particolare se anche altre intelligenze artificiali generative presentano gli stessi profili di privacy che hanno fatto scattare l’istruttoria a carico di ChatGPT.
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Scritto da: Dario Tana
- Pubblicato il: Aprile 4, 2023