Sono arrivati i ‘deinfluencer’

Una voce fuori dal coro. Sono stati ribattezzati ‘deinfluencer’ le nuove figure ultimamente spuntate nel web, che suggeriscono cosa non acquistare. Mentre gli influencer cercano di convincere del perché si ha bisogno di un prodotto, i de-influencer fanno esattamente il contrario. Se gli influencer promuovono qualsiasi cosa, gli altri invitano a un consumo critico, evidenziando stili di vita alternativi. Hanno profili social attraverso cui stimolano alla riflessione e invitano ad evitare le trappole del marketing della rete. Se la prendono con il consumo eccessivo incoraggiando altri tipi di consumo.

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Il nuovo trend degli Deinfluencer

Da gennaio hanno iniziato a spopolare su TikTok. È nato così il trend deinfluencing (quasi 300 milioni di visualizzazioni per l’hashtag sulla app).

Basta aprire l’app e digitare l’hashtag #deinfluencing per trovare centinaia di video da milioni di views, in cui vari utenti elencano alcuni dei prodotti andati virali sulla piattaforma negli ultimi mesi per cui si pentono di aver speso anche solo un centesimo. Sono in particolare video legati al mondo beauty e della skincare, C’è chi suggerisce alternative più economiche e migliori, chi si limita a spiegare perché quel prodotto non valga l’acquisto e chi, infine, aggiunge anche la questione dell’ultra-consumismo. 

Ma c’è già chi sostiene sia uno dei tanti hashtag per attirare consensi, puntando il dito contro chi farebbe di tutto pur di balzare all’attenzione del grande pubblico. Altri ritengono si tratti dell’ennesima bolla di sapone, nata sulla scia della crisi economica, in un periodo in cui è più facile ascoltare un influencer che dice cosa non comprare anziché seguire i soliti consigli per gli acquisti. Infine, non manca chi evidenzia che i deinfluencer sono coloro che, non essendo riusciti a entrare nel giro dei ‘migliori’ influencer stanno provando a farsi strada in modo alternativo.

Per altri il trend non è passeggero. Se così fosse, potrebbe essere un tema da non sottovalutare per l’influencer marketing, che nel 2022 ha raggiunto la cifra di 16,4 miliardi di dollari di valore (cifre di Influencer Marketing Hub); nel 2016 valeva 1,7 miliardi. 

Quali sono le implicazioni?

Una linea che, come dimostrano i dati, paga dal punto di vista sociale ma un po’ meno da quello professionale. Infatti, chiaramente, rimane molto più facile essere ingaggiati da aziende per una pubblicità a favore, che trovare imprese disposte a pagare deinfluencer onesti e in linea con principi etici. Per gli influencer insomma rischi pressochè nulli. Potrebbero però trovare ispirazione da questa nuova tendenza per alcuni, magari minimi, cambiamenti, iniziando dal moderare i suggerimenti in un’ottica meno consumistica e i toni. 

Importante, come sempre, la coerenza. E’ sufficiente un piccolo scivolone, una bugia costruita a regola d’arte per far crollare la propria reputazione sia come influencer che deinfluencer.

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